MARCO SCATAGLINI
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FOTOBLOG KELIDON

In questo blog fotografico non troverai tante parole, ma tante foto, la narrazione fotografica, con qualche considerazione tecnica e magari qualche consiglio, delle mie uscite sul campo e delle mie esplorazioni. Diciamo che vuole essere una sorta di diario sul campo!

La mia nuova fotocamera. Stenopeica

13/8/2022

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Come sempre le mie fotocamere stenopeiche nascono al Supermercato, nello specifico mentre sceglievo il caffè. Ho visto questa bella scatola di metallo e... come resistere? Dunque ho pensato di creare una fotocamera "pinhole" con tre fori, uno per le ripresi normali e due per quelle decentrate, in modo da correggere le linee cadenti.
Ho già nel mio "corredo" barattoli con due fori, ma a volte non sono sufficienti, mentre con due fori decentrati si può anche esagerare! La prima cosa da fare è realizzare le tre aperture per i fori e verniciare il tutto con lo smalto nero o grigio scuro, come nel mio caso.
Ho anche rimediato una placchetta con la filettatura per fissare poi la fotocamera al treppiedi. Perfetto! Avendo anche una seconda apertura, sarà facile fissarla con una vite e bulloncino al fondo del barattolo...
Foto
Tempo fa, su ebay, avevo acquistato un rotolo di "carta di Spagna", un sottilissimo (frazione di millimetro) film di rame, ideale per realizzare i fori stenopeici. 
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Per creare i "pinhole" utilizzo un ago da agopuntura montato in un "trapano" manuale da modellismo (ma va bene anche un portamine). Gli aghi di questo tipo hanno un diametro fisso (in questo caso 0,20 mm) e sono ideali per creare fori di dimensioni più o meno certe. Quello che ho in uso si vede che ha dovuto "combattere" con lamine più spesse, ma è ancora efficiente!
Foto
Visto che il film di rame è in striscia, decido di realizzare i tre fori su un unico pezzo. Una bella sfida...
La carta di Spagna si buca facilmente anche con l'ago da agopuntura, ma poi bisogna passare la carta abrasiva sulla parte posteriore per rimuovere l'eccesso di materiale e poi "ripassare" il foro con lo stesso ago: questa è l'operazione più difficile, specie quando cominci ad avere un'età...
Foto
A questo punto si fissa all'interno del barattolo la striscia con i fori ​con del nastro isolante nero e la placca con l'attacco per il treppiedi sul fondo, e ci siamo quasi. Manca l'otturatore.
Foto
Opto per tre pezzi di calamita adesiva, quella che si utilizza per realizzare le "calamite da frigorifero" (si trova sempre su ebay), che rivesto di adesivo "feltrato", ma che poi modificherò perché l'adesivo non regge. Bene, ora in Camera Oscura carico la fotocamera con un foglio di carta Bianco e Nero "vintage" (Ferrania di trent'anni fa che uso proprio per i test) formato 13 x18 cm e sono pronto per vedere se è tutto a posto.
Foto
Utilizzo l'esterno del mio garage-laboratorio e l'auto di mia moglie come soggetti. Esposizione di circa due minuti. In effetti i fori sono piccoli (potevano essere 0,30 mm con un tiraggio di 8 cm) ma voglio avere il massimo di nitidezza e dunque accetto che la luminosità complessiva sia decisamente bassa. Vediamo che succede. Ritiro il barattolo e entro in Camera Oscura dove sul lavandino ho preparato due vaschette con sviluppo e fissaggio (non servono quelle fotografiche "vere" data la dimensione dei fogli).
Grandioso: la fotocamera funziona benissimo, non ci sono "light leaks" ed è molto nitida! Un pomeriggio ben speso...
Le due foto sopra sono fatte con i fori superiori, per testare il decentramento. Il punto di ripresa è leggermente diverso ma si nota la differenza del campo inquadrato dai due "obiettivi". Beh insomma, questo è quanto. Magari ti ho ispirato e proverai anche tu a costruire la tua fotocamera "anamorfica" (con la superficie sensibile tenuta curva) e stenopeica...
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Buon Ferragosto!
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Pellicola e Toy Camera. E Roma!

8/8/2022

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Questo è un lavoro di un po' (un bel po') di tempo fa, ma mi piaceva comunque condividerlo. Durante una passeggiata per Roma ho portato con me una fotocamera "toy", la classica Holga 6x6: obiettivo a singola lente (menisco) di resina (insomma, plastica), singolo tempo di scatto, corpo plasticoso e prono ai "light leaks" (ingressi di luce). Il massimo della tecnologia!

Per una volta, invece di utilizzare il mio amato bianco e nero, ho caricato nella fotocamera una pellicola a colori.

Debbo dire che si è trattato di un'uscita puramente sperimentale e senza alcuna pretesa: avevo del tempo per girolonzolare per la Capitale e ne ho approfittato, liberando la mente da ogni aspettativa, progetto o chissà cos'altro. A volte fa dannatamente bene fotografare così, senza aspettative, ma cercando comunque di metterci un po' di creatività. Senza esagerare, diciamo il giusto.
Foto
Sono partito dal Parco Schuster, vicino alla Basilica di San Paolo FLM, dove si trova il monumento ai "martiri di Nassiriya" costituito da 19 menhir (tanti quanti le vittime dell'attentato). Trovo interessante questo controluce e il fatto che l'obiettivo affatto corretto della Holga abbia una distorsione tale che le colonne diventano semicurve. Altro che "pincushion"!
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Tappa successiva Santa Maria in Cosmedin (dov'è la "bocca della Verità"): di fronte oltre alla bella fontana dei tritoni c'è il tempio rotondo di Ercole Vincitore. Il Tevere è a due passi.

Ho cercato di sfruttare le lunghe ombre per dare meno rilevanza alla strada asfaltata: per il resto la sfida è stata di attendere che non passassero auto che, a Roma, è una sfida niente male!

Il fatto di non poter zoomare ma di dover utilizzare il 60 mm della Holga (che sul formato 6x6 cm è un moderato grandangolo) mi ha spinto a trovare composizioni ariose, che tengano conto di un altro aspetto importante di questo genere di fotocamere: sono "nitide" solo al centro, ai bordi sono al di là del pessimo (è questo il bello). Perciò il soggetto importante dev'essere centrale.
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​Sono tanti limiti, ma sono quelli che poi fanno scattare la creatività... 
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Ponte Rotto con i suoi cormorani e la Sinagoga sullo sfondo offre una delle viste migliori sul Tevere: come resistere?
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Dicevo il Tevere: beh, sul "fiume sacro ai destini di Roma" si potrebbero realizzare mille progetti restando sempre originali, tante sono le chiavi di lettura possibili. Io lo conosco bene: l'ho risalito e disceso tutto in bicicletta (tanti anni fa), dal mare al monte Fumaiolo, traendo dall'impresa una guida (per Iter edizioni) e diversi reportage per riviste. Un'esperienza fondamentale. Insomma, al Tevere gli voglio un gran bene.
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In questo caso mi sono concentrato su Castel Sant'Angelo. Mi piaceva il contrasto tra la scritta "futuro" e il grande passato del monumento...
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In queste due foto vado più sul tradizionale, ma dati i citati limiti della fotocamera, ho sfruttato degli elementi aggiuntivi. Sebbene non particolarmente originale, mi piace particolarmente quella con i rami dei platani, anche perché si adatta alla plasticosità della fotocamera!
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Se uno segue il Tevere, come non "cadere" prima o poi dentro Campo de' Fiori che resta comunque, a mio parere, la piazza più bella e sincera di Roma? Vegliata sempre dalla cupa statua ottocentesca di Giordano Bruno, martire del libero pensiero. Qui ho inserito un cielo con nuvolette che a me intrigava assai.
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Inevitabilmente lo sguardo poi scende sul mercatino che occupa la piazza ogni mattina e mette sempre molta allegria. 
Beh, questa è stata la mia passeggiata romana. Certo non ripetibile con questo caldo, ma chi può, quando arriverà l'autunno, potrebbe decidere di prendere una bella fotocamera "vintage" e provare a fare la mia stessa esperienza. A volte il grano d'argento ti fa cambiare prospettiva...
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L'infrarosso e il passato - Una passeggiata archeologica

28/7/2022

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Sempre per la serie "le mie passeggiate estive", ieri sono andato a verificare un luogo non lontano da casa mia, verso Viterbo. Il torrente che ho seguito ha una discreta importanza storica, sia di epoca romana che medievale, ma a onor del vero non avevo notizie certe di qualche "segno" di tipo archeologico o altro. Diciamo che ero curioso di vedere il contesto naturalistico. L'acqua, però non era molta, il caldo invece notevole.

Ad ogni modo ho deciso di portare con me la mia fotocamera modificata per l'infrarosso (720 nm), considerando che la presenza del sole avrebbe creato ombre e luci potenzialmente fastidiosi. Uno dei vantaggi dell'Infrarosso è il fatto che riesce a "pareggiare" i contrasti di luce, specialmente perché schiarisce la vegetazione e apre le ombre.

​Per fortuna, però, c'erano anche delle nuvole che ogni tanto coprivano il sole e diffondevano la luce.
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Ad un certo punto mi son trovato dinanzi una struttura piuttosto imponente, costituita da alte murature coperte di macchia e da altri elementi che finivano a lambire il corso d'acqua. A causa della vegetazione rampicante, rendere l'insieme era davvero impossibile, così mi sono concentrato su quello che sembra essere un contrafforte di sostegno al probabile ponte di un'antica strada, forse romana. I tronchi degli alberi cresciuti su di esso a contrasto con lo sfondo bianco a causa dell'"effetto di Wood" dell'Infrarosso mi hanno ispirato. Notare come l'acqua, che non riflette l'IR, appaia invece quasi nera.
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A breve distanza si trova il ponte "moderno". In verità dev'essere antico (diciamo medievale) anche questo, ma abbondantemente rifatto, in quanto ancora in uso per farci passare i trattori. Nella foto sopra oltre a questo ponte nota, sulla destra, un'altra parte del ponte antico, anche se poco riconoscibile. Si vede meglio nella foto sotto, scattata avendo il ponte moderno alle spalle.
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Il sito è molto interessante e, proseguendo, incontro diversi ipogei, pareti scavate, passaggi nella roccia, cose che testimoniano antiche frequentazioni. Procedere è faticoso, per il caldo a cui posso far fronte con difficoltà, visto che l'acqua non è molta e non ci si può "fare il bagno".  Ma insisto, raggiungendo quasi le sorgenti. 
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Ad un certo punto, a circa metà del percorso, trovo una nicchia: è molto ben realizzata, con una piccolo passaggio sul davanti, a mo' di "dromos". Credo servisse a ospitare un qualche simbolo sacro, magari una statua. Altri scopi non riesco a  immaginarli.

E' sempre bello trovare queste testimonianze di un passato lontano, immaginare la vita che si conduceva in luoghi del genere, la fatica di chi vi lavorava, la devozione che serviva ad alleviarla in parte. La fantasia tende a volare e l'Infrarosso, che alla fine serve a fotografare una realtà a noi invisibile,  in questo aiuta moltissimo!
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Segni

26/7/2022

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Sto lavorando al mio prossimo libro, che uscirà penso quest'inverno. Farà parte di una serie di pubblicazioni dedicate al paesaggio e in particolare ai piccoli e grandi "segni" che l'uomo lascia nel territorio in cui vive, e che ha già modificato profondamente. Ho sempre visto alcuni di questi interventi come forme di "arte spontanea" ma soprattutto involontaria, e tuttavia significativa del nostro rapporto con i luoghi in cui viviamo. Così, sebbene le foto siano realizzate nel territorio in cui vivo, penso siano rappresentative di ogni altro luogo al mondo.
Il progetto complessivo si intitola infatti "Somewhere is Everywhere": ogni luogo è qualsiasi altro luogo, come sosteneva Zavattini.
Per questo "fotopost" ho selezionato alcune foto che penso possano tra loro essere coerenti e dare un'idea del progetto nel suo insieme. Ma ne riparleremo.
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Lungo il torrente con lo smartphone

24/7/2022

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20 luglio 2022 - Data la temperatura esterna, non posso che dedicarmi a esplorare e fotografare lungo i fiumi e i torrenti della mia zona (la Tuscia o Etruria meridionale). Spesso sono in sofferenza idrica, tuttavia resistono. E la frescura data dalle fronde degli alberi e dall'acqua è impagabile. Così me ne sono andato lungo il torrente Leia, uno degli affluenti principali del fiume Marta, e sono sceso sino alle Spartite, laddove ben tre torrenti (Leia, Biedano e Rigomero) si uniscono: proprio qui si trova l'opera di presa che venne scavata dai prigionieri austriaci durante la Prima Guerra Mondiale e che serve a portare l'acqua alla centrale idroelettrica del Traponzo (come si chiama il corso d'acqua originato dall'unione dei tre torrenti) che si trova proprio sulle rive del Marta. 
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​Per l'occasione ho portato con me quasi solo lo smartphone (uno Huawei P20 Pro), impostato per scattare in RAW e in modalità manuale (ISO 100 tranne alcune volte a 400). Questo perché posare lo zaino e prendere la fotocamera quando si è in una forra, tra acqua e fango, è sempre complicato. Tenuto in una custodia impermeabile lo smartphone è sempre a portata di mano, invece!
Ovviamente mi son dedicato principalmente a riprendere riflessi e giochi d'acqua che mi scorrevano come in un caleidoscopio mentre camminavo vicino al torrente. Il Leia è al momento abbastanza pulito, ma ha conosciuto momenti di notevole inquinamento (è il motivo per cui per anni l'ho evitato) a causa degli scarichi di Viterbo, che lo raggiungevano attraverso l'affluente Urcionio. E lo fanno ancora quando con le piogge i piccoli torrenti si gonfiano trascinando con sé gli scarti della nostra (in)civiltà. La risorsa idrica è così preziosa che trovo assurdo venga "uccisa" in questo modo...
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Tuttavia se le acque sono tornate chiare, i rifiuti portati dalla città al Leia, da questo al Marta e dal Marta al mare, ancora si possono vedere lungo il corso d'acqua, ad esempio incastrati nei cumuli di canne portate dalla corrente.
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A volte i giochi di luce e trasparenze rendono interessante persino i rifiuti...
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L'ombra del fotografo! Camminare in un torrente comporta una certa presa di coscienza dei problemi ambientali del torrente stesso. Ho cercato il più possibile di evitare le parti dove l'acqua è più bassa e si trovano i girini delle rane e dei rospi, preferendo percorrere le rive all'asciutto ogni volta fosse possibile, con passaggi ogni tanto nell'acqua per rinfrescarmi.
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D'altra parte la siccità rende le rive spesso scoperte e addirittura, in alcuni punti, trasformate in mosaici. La foto sopra è fatta con una mirrorless e non con lo smartphone.
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Alle Spartite incontro le acque limpide del Biedano e del Rigomero. Qui passava un'antica strada romana, secondo alcuni si tratta della via Clodia, come testimoniano i resti di ponti. Quello sopra è il moncone di ponte rimasto sulle rive del Rigomero.
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E quello sopra è il poco che rimane del ponte sul Biedano. Piccoli scampoli del passato che comunque regalano sempre belle emozioni.

​​La mia avventura è quasi finita. Per il ritorno decido di passare all'esterno della forra. Prima mi faccio il bagno vestito: all'arrivo sono perfettamente asciutto. Maledetti 40°!
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