SEGNI/SIGNS
Il mio progetto "Segni / Signs" e indaga un ambito minore - ma non certo poco importante - dei territori del nostro paese e forse del mondo.
Oggi l'uomo è un consumatore e vive allo stesso modo il territorio in cui abita. Come fotografo ho deciso perciò di indagare "le cose piccole" (anche se a volte non poi così piccole), che ritengo siano più esplicative e significative di quelle “grandi”. Mi sono anche ispirato alle “sculture involontarie” dei Surrealisti (e di Brassai in particolare): opere d’arte che non nascono certo per essere tali - anzi - ma che alla fine svolgono la stessa funzione di un’installazione o una scultura, appunto, cioè rivelare qualcosa dell’autore e della sua visione del mondo. O della sua indifferenza verso lo stesso. Nel Progetto l'attenzione è posta - come suggerisce il titolo - ai segni più o meno rilevanti che possiamo incontrare sul territorio e che ci ricordano come l'uomo tenda sempre a trasformare il contesto in cui vive. Magari si ritiene che le tracce piccole o apparentemente insignificanti abbiano scarsa importanza nel contesto del dramma climatico e ambientale globale, eppure sono il segnale di qualcosa che si è rotto, di una trascuratezza che è culturale, oltre che reale. |
Dal progetto ho tratto una prima tiratura limitata di un libro
che puoi acquistare (ne restano poche copie) utilizzando il pulsante PayPal qui sotto.
Il costo del volume è di 34,00 € comprese le spese di spedizione.
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Il costo del volume è di 34,00 € comprese le spese di spedizione.
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Il progetto
Da molti anni cammino per chilometri, da solo, per le strade di campagna, o dei paesi, o delle cittadine dell'area in cui vivo, la Tuscia, un territorio compreso tra la Toscana meridionale, l'Umbria e il Lazio settentrionale. In tal senso mi considero un praticante dell'Odologia (da hodos = strada, cammino), la "scienza" inventata dal teorico del paesaggio John Brinckerhoff Jackson prendendo in prestito un termine di Kurt Lewin che, in quanto psicologo, lo utilizzava per definire lo spazio vissuto di un individuo. E le due accezioni mi sembrano molto coerenti.
Vivo e lavoro a Tuscania (provincia di Viterbo) e il primo obiettivo che mi sono posto pensando a questo progetto è stato di ridurre al minimo l'impatto ambientale.
Perciò non sono praticamente mai andato oltre i 50-60 km da casa (il più delle volte assai più vicino) e ho scelto, dopo aver rottamato la mia auto, di utilizzare per raggiungere i diversi punti di partenza esclusivamente una moto di piccola cilindrata, che consuma pochissimo carburante. Ma soprattutto, come detto, ho camminato.
Da molti anni cammino per chilometri, da solo, per le strade di campagna, o dei paesi, o delle cittadine dell'area in cui vivo, la Tuscia, un territorio compreso tra la Toscana meridionale, l'Umbria e il Lazio settentrionale. In tal senso mi considero un praticante dell'Odologia (da hodos = strada, cammino), la "scienza" inventata dal teorico del paesaggio John Brinckerhoff Jackson prendendo in prestito un termine di Kurt Lewin che, in quanto psicologo, lo utilizzava per definire lo spazio vissuto di un individuo. E le due accezioni mi sembrano molto coerenti.
Vivo e lavoro a Tuscania (provincia di Viterbo) e il primo obiettivo che mi sono posto pensando a questo progetto è stato di ridurre al minimo l'impatto ambientale.
Perciò non sono praticamente mai andato oltre i 50-60 km da casa (il più delle volte assai più vicino) e ho scelto, dopo aver rottamato la mia auto, di utilizzare per raggiungere i diversi punti di partenza esclusivamente una moto di piccola cilindrata, che consuma pochissimo carburante. Ma soprattutto, come detto, ho camminato.
Nulla di eroico, come certe imprese che vedono i camminatori raggiungere a piedi Capo Nord, anche se come chilometraggio complessivo a conti fatti siamo lì. Solo uscite giornaliere, ma molto lunghe e piuttosto frequenti. Almeno due o tre giorni la settimana, per dieci o venti chilometri, su strade che attraversavano ambienti e paesaggi in cui apparentemente non c'era niente di interessante.
Ma è stato il "non interessante" a interessarmi, invece: ed è quello che ho cercato di fotografare. Perché spesso noi fotografi più che impegnarci a "vedere" ci limitiamo a "cercare" i nostri soggetti, e questo spesso è una limitazione.
Insomma, ho voluto raccontare i dettagli minimi, le piccole "installazioni" spontanee, i segni che l'uomo lascia quando popola un territorio. In tal senso le foto del progetto non hanno alcuna connotazione geografica specifica: potrebbero esser state scattate in qualsiasi altra parte d'Italia, d'Europa o degli USA, affini per pratiche agricole o abitative.
Ma è stato il "non interessante" a interessarmi, invece: ed è quello che ho cercato di fotografare. Perché spesso noi fotografi più che impegnarci a "vedere" ci limitiamo a "cercare" i nostri soggetti, e questo spesso è una limitazione.
Insomma, ho voluto raccontare i dettagli minimi, le piccole "installazioni" spontanee, i segni che l'uomo lascia quando popola un territorio. In tal senso le foto del progetto non hanno alcuna connotazione geografica specifica: potrebbero esser state scattate in qualsiasi altra parte d'Italia, d'Europa o degli USA, affini per pratiche agricole o abitative.
Si tratta in fondo di un tipo di ambiente antropizzato estremamente diffuso, in paesi come l'Italia o la Francia addirittura il più diffuso. Pur ampiamente modificato e plasmato da tre millenni di intensa attività umana, viene spesso percepito come "naturale" e "intatto", sebbene specialmente dagli anni '60 in poi sia stato pesantemente modificato: semplicemente le persone nemmeno si rendono conto di quanto sia diverso da quello di un tempo!
"Signs", perciò, indaga i segni, i dettagli, le "opere d'arte involontarie" che gli umani creano continuamente.
Possono essere piccoli interventi (una recinzione, un muro, una casetta, un abbeveratoio o le tracce che il trattore lascia sulla terra nuda) o anche grandi modificazioni, ma nel dettaglio quella che potremmo definire l'artisticità c'è sempre, anche se il progettista o l'artefice non ne ha tenuto conto, non l'ha nemmeno previsto.L'arte è nello sguardo dello spettatore, o del fotografo che l'agevola.
Possiamo vedere questi elementi se non come "cose belle" almeno come "spirito del tempo", come Zeitgeist della modernità. Sono installazioni che potrebbero denotare la trascuratezza, a volte la vera e propria sciatteria delle persone, delle amministrazioni pubbliche o delle grandi società nei confronti dell'ambiente, ma io ho cercato di avvicinarle come se fossero davvero opere di un artista sconclusionato. Volevo riabilitarle invece di condannarle. O almeno prima di condannarle.
"Signs", perciò, indaga i segni, i dettagli, le "opere d'arte involontarie" che gli umani creano continuamente.
Possono essere piccoli interventi (una recinzione, un muro, una casetta, un abbeveratoio o le tracce che il trattore lascia sulla terra nuda) o anche grandi modificazioni, ma nel dettaglio quella che potremmo definire l'artisticità c'è sempre, anche se il progettista o l'artefice non ne ha tenuto conto, non l'ha nemmeno previsto.L'arte è nello sguardo dello spettatore, o del fotografo che l'agevola.
Possiamo vedere questi elementi se non come "cose belle" almeno come "spirito del tempo", come Zeitgeist della modernità. Sono installazioni che potrebbero denotare la trascuratezza, a volte la vera e propria sciatteria delle persone, delle amministrazioni pubbliche o delle grandi società nei confronti dell'ambiente, ma io ho cercato di avvicinarle come se fossero davvero opere di un artista sconclusionato. Volevo riabilitarle invece di condannarle. O almeno prima di condannarle.
Infatti anche se ci arrabbiamo per l'auto abbandonata in mezzo ai campi, per le recinzioni di plastica o i brutti capannoni che sorgono ovunque, sono pur sempre espressione di un'umanità che vive sul territorio, anche se magari ha smesso di amarlo e rispettarlo, e pensa semmai a sfruttarlo al massimo.
Alcune delle foto sono offerte come stampe Fine Art in collaborazione con SAAL Digital.
Se vuoi guardare la galleria e magari ordinare una stampa, ti basta cliccare sul pulsante qui sotto!
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