FOTO|SINTESI
"Le immagini del libro, il cui titolo è già viaggio e racconto, racchiudono in sé magia, visione, ora ricordando i quadri degli impressionisti, ora la essenzialità del minimalismo oppure il fascino interpretativo dell’astrattismo. Sono affascinata e colpita dalla bellezza, creatività e soprattutto sperimentazioni tecniche di grande ingegno che hanno prodotto questi piccoli-grandi capolavori. Nella complessità e bellezza delle immagini si legge la tenacia e ricerca di un percorso nato e cresciuto nel tempo senza mai percepire forzature espressive che non siano quelle immaginate, sognate, provate, studiate e sperimentate, spesso con grande aspettativa e divertimento, come l'autore scrive nei suoi bei testi. Sono molto felice di avere questo bellissimo unico libro" (Maurizia Longhi)
"Emozionante! Marco ci prende per mano e ci trasporta nel suo mondo più intimo, attraverso un racconto che è anche una piccola storia della fotografia delle origini. La natura, declinata in vario modo, è protagonista assoluta di questo notevole lavoro fotografico. Piccoli gioielli che testimoniano, con la complicità della luce, e la sapienza del fotografo, il compiersi del ciclo continuo della vita". (Adriano Roma)
"Emozionante! Marco ci prende per mano e ci trasporta nel suo mondo più intimo, attraverso un racconto che è anche una piccola storia della fotografia delle origini. La natura, declinata in vario modo, è protagonista assoluta di questo notevole lavoro fotografico. Piccoli gioielli che testimoniano, con la complicità della luce, e la sapienza del fotografo, il compiersi del ciclo continuo della vita". (Adriano Roma)
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Si tratta di tecniche definite “cameraless” (senza fotocamera) ma per una parte del progetto ho utilizzato fotocamere stenopeiche ricavate da barattoli per ottenere delle Solargrafie, mentre una sezione è stata realizzata in digitale sfruttando tecniche come il mosso intenzionale (ICM, Intentional Camera Movement) o le esposizioni multiple in-camera.
Ma questo mero elenco di tecniche dice poco rispetto al grande sforzo che ho fatto per immaginare un progetto fotografico del tutto diverso da quelli fatti in precedenza, oltretutto a colori (sebbene gran parte delle foto sia fatta su carta fotografica bianco e nero e questa è già una magia!).
Molte delle immagini hanno richiesto ore di esposizione, le solargrafie addirittura mesi. Un modo per rallentare, prendersi il tempo, adeguarlo ai ritmi del sole stesso, il cui moto apparente determina il dì, suddiviso in giorno e notte.
Il progetto ha visto concludere le ultime riprese durante il “lockdown” dovuto all’epidemia di Covid-19: non potendo lasciare le nostre case era ben difficile andare a collocare le fotocamere in aperta campagna o nei boschi, perciò questa è stata anche un’ottima occasione per riflettere su un soggetto – il sole – che non dobbiamo andare a cercare: anzi, è lui che entra nelle nostre case, si offre liberamente, e in più ci dà luce e calore.
Così ho potuto raccontare anche il mio tentativo di riappacificarmi col sole – io che sono “fototipo 1”, facile a scottarsi, e dunque fuggo il sole come un vampiro, in primavera e in estate.
Poi ci sono le piante, la mia passione di sempre. Il rapporto tra queste e il sole è sin troppo ovvio. Sono le ancelle della nostra stella e lo celebrano ogni giorno. In fondo sono gli unici organismi a saper prendere degli elementi semplici (anidride carbonica e acqua) e grazie ai fotoni trasformarli in cibo (in primis in glucosio), emettendo come “scarto” il prezioso ossigeno che respiriamo. Trovo che dovremmo anche solo per questo avere rispetto e immensa gratitudine verso le piante. Ma ci danno anche molto altro: la bellezza. Le piante sono tra gli organismi più vari e belli della Terra, senza alcun dubbio. Lo sono nel loro insieme (pensiamo ai prati fioriti o ai boschi) e lo sono singolarmente, e ancor più se scendiamo nel dettaglio più essenziale: le foglie.
Avevo già iniziato il progetto “Imago Plantarum” dedicato proprio all’armonia delle forme delle foglie, ed è stato dunque naturale inserire il tutto in un progetto più ampio.
Sono molto contento dei risultati. Credo che il libro oltre ad apparire diverso dal solito libro fotografico a cui siamo abituati (anche da quelli davvero “strani” che si realizzano negli ultimi tempi), sia anche in grado di trasmettere sensazioni positive, di cui abbiamo un disperato bisogno, e di far riflettere su questo nostro pianeta malato, su cosa stiamo facendo agli ecosistemi, alle possibilità di continuare a vivere in armonia con esso.
Può essere un amico indispensabile, ma anche un nemico se non abbiamo rispetto dei meccanismi che regolano l’atmosfera. I mutamenti climatici sono solo il primo segnale. Invece di realizzare un lavoro di tipo reportagistico, ho scelto di tornare alle origini, secondo la mia ferma convinzione che dovremmo proteggere e amare la natura certamente per tutto quello che fa per noi, ma soprattutto perché è bella. E della bellezza, forse, abbiamo più bisogno dell’aria che respiriamo.
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