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FOTOBLOG KELIDON

In questo blog fotografico non troverai tante parole, ma tante foto, la narrazione fotografica, con qualche considerazione tecnica e magari qualche consiglio, delle mie uscite sul campo e delle mie esplorazioni. Diciamo che vuole essere una sorta di diario sul campo!

Mutamenti

18/1/2023

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Per il mio progetto "Somewhere is Everywhere" (da qualche parte è ovunque), di cui sto complteando il secondo volume (il primo lo trovate qui) sto analizzando il territorio alla ricerca delle tracce che l'uomo ha lasciato nel tempo, ma anche dei mutamenti che negli ultimi anni sono avvenuti a causa dei cambiamenti climatici, oltre che di quelli economici.

Buona parte dei casali di campagna, ad esempio, sono stati abbandonati, in quanto oramai con l'automobile è possibile abitare in città e raggiungere le aree coltivate in poco tempo. E le colture  sono diventate di tipo industriale, oppure vengono portate avanti - come nella foto sotto - quasi solo "per hobby", spesso come secondo lavoro, oppure da anziani in pensione...
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Lo stesso, in fondo, è avvenuto anche per alcune strutture "a servizio" della vita in campagna, quali le pievi e le chiese campestri. Alcune sono state restaurate, e oggi appaiono un po' come "cattedrali nel deserto", altre semplicemente giacciono in stato di totale abbandono, in attesa del crollo fatale.
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Naturalmente parliamo di un cambiamento epocale, probabilmente irreversibile, anche se esistono esperienze di rivitalizzazione di realtà tradizionali. Un cambiamento che pone molte questioni, sia ambientali che, se vogliamo, etiche.

Per millenni l'uomo ha avuto un rapporto quasi simbiotico con la terra - intesa come suolo - che era fonte di vita, e vi si radicava quasi come facevano le piante. Spesso era una vita grama e dura, ma per cambiare una realtà insostenibile si è gettato via, insieme all'acqua sporca, anche il bambino.
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Parlavo con un agricoltore, qualche tempo fa, e mi raccontava di come - a causa degli inverni sempre più caldi e miti - le tecniche colturali stiano cambiando. Ad esempio si fanno più trattamenti con antiparassitari, perché il freddo intenso è un antiparassitario naturale ma se non agisce... allora si ricorre alla chimica.

​E' un cane che si morde la coda: più il clima muta, più l'uomo inasprisce la propria azione impattante sugli ecosistemi, il che peggiora ulteriormente la situazione, in una spirale che sembra senza fine. E che ben pochi mettono in cima alle proprie preoccupazioni, nonostante il problema del prezzo del gas - ad esempio - sia una quisquilia rispetto a ciò che ci attende se non faremo nulla per arrestare questo "avvitamento".
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Queste sono alcune delle riflessioni che mi ingombrano la mente durante le mie esplorazioni campestri. E allora dinanzi al rudere di un casale mi viene spontaneo pensare anche che proprio l'abbandono sia una possibilità di uscita: intorno alle aree abbandonate la natura può trovare rifugio, sviluppare anticorpi, prepararsi alla resistenza.

​Insomma, l'abbandono non è sempre un male o qualcosa di negativo: può far male al cuore, ma - come sostiene Gilles Clément nella sua teoria del "Terzo Paesaggio" - alla fine potrebbe salvarci...
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