MARCO SCATAGLINI
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FOTOBLOG KELIDON

In questo blog fotografico non troverai tante parole, ma tante foto, la narrazione fotografica, con qualche considerazione tecnica e magari qualche consiglio, delle mie uscite sul campo e delle mie esplorazioni. Diciamo che vuole essere una sorta di diario sul campo!

Alberi e ruderi

2/3/2023

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Il titolo fa riferimento a due dei miei soggetti preferiti. Se analizzo il mio lavoro creativo degli ultimi anni, sono questi due elementi ad aver caratterizzato la mia "storia fotografica". In effetti, spesso i ruderi e gli alberi (almeno quelli solitari) si trovano insieme.
​Sono la rappresentazione di un possibile, diverso rapporto tra l'uomo e il territorio, tra l'uomo e la natura.
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Come sosteneva il filosofo Georg Simmel, l'uomo tende sempre verso l'alto - edificando palazzi e monumenti sempre più alti - mentre la natura tende inesorabilmente verso il basso, smantellando montagne, addirittura interi continenti, sebbene poi sappia anche crearne di nuovi. Ma sempre cercando poi di livellarli. Il rudere rappresenta un punto di equilibrio tra queste due istanze e, in definitiva, è anche un punto di equilibrio filosofico tra l'uomo e la natura.
Ovviamente, il rudere permette di fare esperienza del tempo, per dirla con Marc Augé, e di riflettere sulla caducità della nostra esistenza. Non a caso tra il XVI e il XVIII secolo (ma anche dopo) si edificavano giardini con delle finte rovine, che dovevano avere la funzione ammonitrice di un "memento mori" perenne.
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Se vogliamo - sempre a proposito di "memento" - anche l'albero solitario, risparmiato dalle attività agricole sempre più invasive, agisce come ammonimento, o come elemento di memoria. Ci ricorda quanto può essere bella la natura, se lasciata libera di esprimersi. E nel contempo, anche questi alberi sono a loro modo delle testimonianze, dei "ruderi": sono stati salvati per fornire ombra alle greggi (il cosiddetto "mereo"), o perché un tempo costituivano segni di confine tra diverse proprietà (i latini li chiamavano "arbores finales" e abbatterli portava a condanne severe, anche alla morte) o semplicemente perché a qualche contadino piacevano, chissà.
​
​Ma oggi sono spesso abbattuti, insieme alle siepi, perché ostacolano le coltivazioni meccanizzate. Chissà cosa ne avrebbero pensato i Romani!
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Queste sono state le mie riflessioni durante una lunga passeggiata di qualche giorno fa. Davvero, come osservava Henry David Thoureau, l'uomo trova la saggezza solo camminando. Per questo in una società che cammina poco e utilizza troppo l'automobile come la nostra, la saggezza sembra essere diventata merce rara...
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