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SSP (Small Sensor Photography)

29/9/2021

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Quando nel 1925 venne presentata, alla fiera di Lipsia, la mitica Leica con i suoi negativi 24x36 mm, la gran parte dei fotografi la ritennero inadatta a fare lavori "seri". Troppo piccola la superficie del negativo per ottenere stampe di qualità, meglio il 6x6 o il 6x9 o addirittura formati maggiori!

All'epoca imperavano fotocamera grandi e impegnative, come la Ermanox utilizzata da Erich Salomon per immortalare i politici nei loro "incontri segreti" o la Graflex a soffietto, un vero comodino dotato di obiettivo. 

​I fotografi che intuirono subito le potenzialità del piccolo formato faticarono non poco a superare l'ostilità di editori e agenzie, che esigevano negativi grandi, "di qualità", con l'idea che le foto sarebbero apparse più incise, una volta pubblicate. Presumo sia (anche) per questo che Henri Cartier-Bresson se ne uscì con la famosa frase "la nitidezza è un concetto borghese": insomma un orpello, una decorazione, qualcosa di superficiale, una sovrastruttura che nulla ha a che fare con il valore della foto stessa.
Foto
Ad ogni modo poi il 24x36 mm ha vinto la sua battaglia, complici i miglioramenti tecnologici, e anzi oggi viene considerato il formato "grande", quando parliamo di sensori digitali. E' vero che esistono fotocamere digitali con sensori molto più grandi, il cosiddetto "super Full Frame" utilizzato ad esempio da Fuji e Hasselblad, ma sono costose e riservate davvero a una nicchia, viceversa il "Full Frame" è considerato lo standard professionale, quello in grado di dare l'agognata qualità alle nostre fotografie. Dunque, per uno strano gioco del destino, oggi il formato Leica gioca il ruolo del fratello maggiore e sono i formati più piccoli (a cominciare dall'APS-C) a recitare il ruolo di formati "inadatti".

E' un vecchio vizio dei fotografi quello di inseguire la qualità tecnica, a volte dimenticando quella intrinseca, creativa, culturale o anche artistica delle foto. E questo anche se non si cerca di imitare Ansel Adams con stampe piene di dettaglio.

Come sempre questa tendenza ha un costo, anche ambientale. Produrre il silicio - componente base dei sensori - richiede grandi quantità di energia, e molta energia serve anche per la produzione del sensore vero e proprio e più il sensore è grande (e cresce anche l'elettronica che deve supportarlo) più l'impatto ambientale è alto, come in tutte le cose. Ovviamente non parliamo certo di un problema grave come le emissioni dell'industria o dei trasporti, ma ad ogni modo con la superficie di un sensore Full Frame si possono produrre quattro sensori Micro 4/3, otto sensori da un pollice e così via. 

Ma non solo: è tutta la "catena" produttiva della foto che con sensori piccoli ha un'impronta ecologica più bassa, e in effetti questo è intuitivo. In genere non si hanno "montagne" di megapixel da gestire, si producono file leggeri che sono facilmente lavorabili con computer anche non modernissimi e che poi occupano poco spazio una volta immessi in Rete. 
Foto
Ma ci sono aspetti prettamente fotografici che dovrebbero farci prendere in considerazione i piccoli sensori e parlo di quelli davvero piccoli: inferiori a 1" (un pollice, 13,2x8,8 mm). Sensori di 6x5 mm (6,17x4,55 per la precisione se parliamo di sensori da 1/2.3"), ad esempio, come quelli presenti negli Smartphone, nelle Action Cam, nelle Superzoom.

Consumano poca energia, si scaldano poco e oggi riescono a creare fotografie straordinariamente di qualità. Ma la cosa più importante è quello che possono aggiungere alle nostre foto. Basta considerare le loro caratteristiche come dei pregi e non dei difetti: una notevole profondità di campo a parità di angolo di campo o una texture dovuta al rumore ma anche alla "grana" stessa del sensore che dà alle foto un qualcosa di analogico. Certo, deve piacere: a me piace molto, ad esempio!

Inoltre gli obiettivi utilizzati sulle fotocamera a sensore piccolo hanno una luminosità straordinaria ma un ingombro e peso irrisorio se pensiamo alla lunghezza focale: ci sono bridge superzoom (come le Panasonic) che montano obiettivi da 24-600 con un diaframma fisso di f/2.8 su tutta la gamma. Sai quanto peserebbe un obiettivo 600 mm f/2.8 per il Full Frame? Per non parlare del costo.

Ma, mi dirai, vuoi mettere la qualità? 

Senza dubbio. Ma considera che le foto fatte a 600 mm con questo tipo di fotocamera (ma anche le riprese subacquee col fish-eye possibili con una Action Cam o quelle aeree con un drone) non esisterebbero altrimenti, sia perché non tutti possiedono (o possono permettersi) un teleobiettivo "vero", sia perché comunque non se lo porterebbero in giro, magari andando in bicicletta o in escursione. E una foto che esiste è sempre di qualità migliore di una che non esiste!
Foto
Inoltre alcune di queste fotocamere comunque fanno ottime fotografie utilizzabili anche per buoni ingrandimenti, e dunque valide per il 90% dei potenziali utilizzi. Naturalmente a patto di dedicare un po' di attenzione ad alcuni aspetti, che elenco qui sotto.
​
  • Scattare in RAW - Se si sceglie una fotocamera a sensore piccolo e si intende utilizzarla "seriamente", meglio lasciar stare il jpeg, dato che queste fotocamere lo "lavorano" in modo eccessivo, eliminando i dettagli per mantenere il file "pulito". Occorre invece scegliere modelli che abbiano appunto il formato grezzo, cosa non sempre facile. Molte "superzoom" (bridge camera) ne sono sprovviste (ad esempio le Sony), mentre ci sono costruttori che lo inseriscono sempre (come Panasonic). Nelle Action Cam il problema è ancora più pregnante: sono pochissime quelle dotate del RAW, nemmeno tutti i modelli di GoPro ne sono forniti, e spesso la cosa non è indicata con chiarezza, dunque occhio. Lo stesso discorso vale per i droni (a eccezione di quelli professionali su cui si possono montare anche delle "vere" fotocamere), spesso dotati di buone fotocamere integrate, ma raramente con il RAW. Per gli smartphone la faccenda è un po' meno complessa perché spesso (ma non sempre) se anche non hanno il RAW è possibile installare delle app che "sbloccano" questa possibilità.
  • Utilizzare solo 100 ISO - Quasi tutte le fotocamere a sensore piccolo sono impostate su ISO auto, una vera disgrazia. Per evitare il mosso, l'algoritmo interno alza gli ISO, nella certezza che visto che si scatterà in jpeg si potrà eliminare il rumore via software. Il risultato sono foto inutilizzabili. Dunque, dopo aver impostato il RAW, occorre anche  - via menu - scegliere i 100 ISO e non muoversi da lì se non per casi estremi (mai comunque sopra i 400 ISO). I pixel sono molto "compressi" su un sensore da frazioni di pollice e dunque la "grana" è subito visibile. Meglio ricorrere al treppiedi per evitare problemi di nitidezza.
  • Mai sottoesporre (ma nemmeno sovraesporre) - La gamma dinamica dei piccoli sensori è sempre abbastanza ridotta, e questo obbliga a delle scelte, a volte dolorose. Evita però di esporre direttamente per le luci, perché le ombre non sarebbero più recuperabili, se non a costo di un degrado molto evidente con la comparsa anche di rumore cromatico, nello stesso tempo attento al "light clipping", alle alteluci bruciate, anche in quel caso irrecuperabili. Questo sembrerebbe un aspetto davvero inaccettabile, ma in realtà si impara presto a gestire quel poco di gamma che si ha a disposizione, o a ricorrere - in casi estremi - all'HDR presente in questo genere di fotocamere (il più delle volte).
  • Componi con attenzione - Diciamo con attenzione maggiore rispetto a quanto faresti con altre fotocamere, dove hai sicuramente più pixel e una maggiore resa, dunque puoi "croppare" generosamente, cosa che con i sensori piccoli è fattibile, ma senza esagerare.
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Ora, ti potrebbe sembrare che davvero il ricorso a certe fotocamere (o allo smartphone) come strumento di lavoro serio sia ai limiti dell'accettabile. In effetti riconosco che tanto questi "device" sono progettati per essere utilizzati "senza pensarci troppo su" tanto per usarli bene occorre invece prestare attenzione a mille dettagli, neanche fossero dei banchi ottici!

Ma personalmente è questo quel che mi affascina: ottenere buoni risultati superando i limiti della fotocamera e sfruttandola al massimo, e nel contempo risparmiando sulle spese di acquisto, dando un piccolo (ma tutto fa) contributo alla salvaguardia dell'ambiente. Io fossi in te ci fare un pensierino. Oltretutto pescando online puoi trovare offerte nell'usato a prezzi stracciati, e con poco ci si può divertire. Ma attento: a volte si crea dipendenza!
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    Sono un fotografo e un autore di saggi sulla fotografia (e non solo). Per oltre 15 anni ho collaborato con le più importanti riviste di viaggi e turismo, pubblicando oltre 200 reportage. Oggi mi occupo di fotografia creativa, alternativa e irregolare, sia analogica che digitale, e sono un ricercatore di “cose interessanti” da raccontare, soprattutto nel campo della fotografia, dei luoghi, della natura e dei paesaggi, anche grazie alle tecniche dello Storytelling.


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