L’ozio fa bene alla salute. Almeno così dicono. Figuriamoci quanto possa far bene alla fotografia! Non so te, ma io da piccolo immaginavo il fotografo come una specie di "schizzato" sempre con la fotocamera in mano mentre correva di qua e di là. Se vogliamo un po' il ritratto di Cartier Bresson che con la sua Leica è diventato famoso per i "balletti" che effettuava in mezzo alla gente per scattare le sue immagini. Mamma mia, che fatica! Però, aggiungo, abbiamo un'idea dell'ozio decisamente sbagliata, come se fosse l'opposto di quanto appena descritto, del fare "ammuina" correndo a destra e a manca. Eh, no, l'ozio non è questo! Ora che si avvicina - anzi ci siamo già praticamente dentro - il periodo delle vacanze, possiamo pensare che il vero modello di riferimento sia il turista che si reca in un villaggio, magari sobbarcandosi un volo di 12 ore, al solo scopo di… non fare nulla. Diciamocela tutta, quasi quasi gli converrebbe restarsene a casa che, secondo Chesterton “è il solo spazio di libertà. Anzi, è il solo spazio di anarchia. E’ il solo luogo sulla Terra in cui un uomo può decidere di getto di cambiare la disposizione dei mobili, fare esperimenti o indulgere in un capriccio”. Un lusso che nelle camere arredate stile finto-tropicale del villaggio non gli è consentito! Comunque, sta di fatto che una delle pratiche più diffuse nei luoghi delle vacanze è il dolce far niente, il mantenere le chiappe rigorosamente aderenti alla sdraio, o al plaid sul prato, o alla sedia del bar, o cose del genere. Bene, tutto questo, rassegnati, non è oziare. Come partire per una meta turistica non è viaggiare, starsene a ciondolare e sbadigliare in attesa dell’ora di cena non è oziare. Perché l’otium dei latini era (ed è) ben altra cosa, sebbene possa apparire tale e quale. Penserai che dunque sia una questione di lana caprina quella di discettare sul fatto che un essere umano (il più delle volte in costume da bagno e ciabatte infradito) stia oziando o invece semplicemente non facendo niente. Eppure, la differenza c’è, perché quest’ultimo appunto non fa niente, mentre il primo qualcosa fa: ozia! Infatti, l’ozio richiede attenzione e impegno, e spesso si può oziare in realtà facendo qualcosa, magari anche di impegnativo. L’ozio è un mettersi nuovamente in comunicazione con sé stessi: l’ozioso medita, non “stacca il cervello”, l’ozioso recupera le energie fisiche, non sta semplicemente fermo; l’ozioso guarda le nuvole passare e gioca a trovare somiglianze con oggetti o animali, non controlla se domani pioverà. L’ozioso è un essere che pratica la saggezza (quella bassa e popolare, magari, ma sempre saggezza è), non l’inattività più spinta. Ecco perché al vero ozioso la partenza per una vacanza in villaggio sembra un incubo insopportabile, degno di un racconto di Edgar Allan Poe! Davvero. Io non sopravvivrei a una tortura del genere. Ma veniamo alla fotografia e all'immagine del fotografo iperattivo e veloce, in grado ci catturare "al volo" l'evento significativo, pronto a ghermire la preda fotografica come una pantera, agile come una genetta, concentrato come un arciere Zen. Posso dirlo? Che palle! Ci sono in giro post che ti spiegano come appostarti nel punto giusto e attendere, aguzzando la vista stile Superman o Wonderwoman, accessori che ti permettono di sistema gli obiettivi sul fianco come una cartuccera in modo da "cambiare ottica in una frazione di secondo". Wow! Confesso che per mia naturale tendenza sono un po' così. Insomma, frettoloso, ecco. Mi piace comporre l'inquadratura, scegliere il momento giusto, ma (ahimè) fremo sempre un po', vorrei archiviare lo scatto e passare oltre, hai visto mai che dietro l'angolo ci sia un'occasione migliore? Ecco, dietro l'angolo non c'è mai nulla di meglio, nessun soggetto straordinario, perché non è il soggetto che alla fine conta, ma come lo percepiamo. Così, ad esempio, approfondendo il lavoro di Cartier-Bresson, ho scoperto che il famoso "balletto" in mezzo alla folla lo faceva solo qualche volta, per il resto stava ore e ore fermo in attesa che soggetto, luce e contesto diventassero una grande foto, il noto allineamento occhio-cuore-testa. Le grandi foto sono sempre state fatte da fotografi oziosi, nient'affatto iperattivi, sebbene sapessero agire nel più breve tempo possibile, all'occorrenza. Ma è lo stato mentale che funziona: il dimenticare la fretta e fare qualcosa che prepara all'azione. Essere pronti, liberi da pensieri inutili, rilassati, sereni, tranquilli e via aggettivando. Quando ho scoperto 'sta cosa mi si è aperto un mondo. Ma come potevo imparare davvero "l'otium"? Debbo dire che la fotografia stenopeica - quella fatta con un forellino al posto dell'obiettivo, di cui vedi degli esempi nelle foto che illustrano il post - è stata la mia cura, la mia benzodiazepina, il mio Xanax, il mio Prozac! Per ottenere risultati accettabili devi essere molto concentrato, ma nello stesso tempo rilassato: non puoi forzare le cose, devi metterci calma. E poi, durante lo "scatto" devi restare in attesa a lungo, a volte molto a lungo. La foto dell'interno della chiesa diruta qui sopra ha richiesto 15 minuti di esposizione, e ne ho fatte quattro diverse, totale: un'ora. Anche quando c'è il sole, i tempi sono comunque lunghi, se ti autocostruisci le fotocamere (altra attività da oziosi!) e ricorri non alla pellicola ma alla assai meno sensibile carta fotografica (come nella foto della chiesa qui sopra).
La cosa bella è che entri in comunicazione con il soggetto in un modo impossibile altrimenti, se non altro perché devi per forza rinunciare alla serie classica: vedere il soggetto, trovarlo bello, scattare la foto, passare oltre. Qui no: il soggetto lo scegli perché ci tieni davvero, hai visto qualcosa che davvero ti convince, dovendo convivere con lo stesso per parecchi minuti, a volte ore. Ora, questo post non è certo per suggerire a tutti di passare alla fotografia stenopeica: ammetto che ci sono soggetti che davvero non si prestano, a cominciare spesso dai ritratti delle persone o a situazioni necessariamente veloci. E' un genere fantastico ma non per tutti, anche quando declinato in digitale. Però l'approccio lento e ozioso mi sembra sempre valido. Come detto è uno stato mentale, non necessariamente fisico. Nelle attività sportive o comunque prestazionali si chiama "flusso": è quella situazione in cui fai le cose al meglio senza sforzo. Molto studiato ad esempio negli sciatori che dichiarano di aver vinto delle gare non quando forzavano la loro prestazione, ma quando questa avveniva senza che loro intervenissero, apparentemente almeno. Uno stato di grazia, potremmo anche definirlo. Sono certo che anche Cartier Bresson si sentiva così quando premeva il pulsante di scatto della sua Leica! Per concludere: domenica 24 aprile è il WWPPD (WorldWide Pinhole Photography Day), la giornata mondiale del foro stenopeico. Per l'occasione organizzo a Tuscania (Vt), una passeggiata stenopeica mattutina. Sarà molto oziosa! La partecipazione è libera e gratuita, se siete in zona magari ci vediamo. L'appuntamento è alle ore 9:30 alla porta dell'Orologio, quella che immette su Via Roma, di fronte la rotatoria, lo "snodo" centrale di Tuscania. Mi raccomando, avvisatemi se pensate di poter venire.
0 Commenti
Lascia una risposta. |
NEWSLETTERIscriviti alla mia newsletter e potrai scaricare gratis la mia "Quick Guide" PDF!
|