La Land Art mi ha sempre affascinato, lo confesso. Forse perché alla fine la sento affine ai miei interessi, alle mie passioni, almeno quella più ecologicamente orientata, che dunque non cerca di creare installazioni “pesanti” e a volte impattanti come “Spiral Jetty”, il “molo a spirale” di Robert Smithson, realizzato nel 1970 sul Grande Lago Salato, negli USA. Sebbene l’intento fosse anche quello di lanciare un messaggio ambientalista, di fatto l’opera venne realizzata a colpi di Caterpillar e movimento terra: non proprio il massimo dal punto di vista naturalistico. Inoltre l’opera è tutt’altro che provvisoria: dopo oltre cinquant’anni è ancora ben visibile e anzi c’è un’area parcheggio proprio davanti per poterla ammirare. Tra tutti gli artisti della Land Art, il mio preferito è invece Richard Long, che ha fatto del camminare la sua arte. Per questo artista la semplice azione di camminare nel paesaggio è “un mezzo ideale per esplorare la relazione tra tempo, distanza, geografia e misurazione”, quindi per instaurare una relazione diretta col mondo. In genere, camminando, Long getta ogni tanto un sasso, ad esempio nei torrenti che attraversa, come “testimonianza” tangibile del proprio passaggio. La prima camminata concepita come opera è Ben Nevis Hitch Hike del 1967, un viaggio di sei giorni, andata e ritorno, che ha portato l’artista da Londra alla sommità del Ben Nevis in Scozia. Sempre del 1967 è l'opera forse più famosa: "A line made by walking". L'opera di Long consisteva in una linea creata semplicemente camminando più volte su un prato, sino a rendere visibile una traccia. In verità, quel che noi conosciamo davvero è solo la fotografia, realizzata dallo stesso Long, di tale traccia. D'altra parte la gran parte delle creazioni di Land Art sono appunto effimere, e solo in tal modo è possibile diffonderle e farle conoscere, comunque conservarne il ricordo. Quasi tutti gli artisti della “Land Art” giocoforza utilizzavano la fotografia per documentare le loro opere, sebbene con ricorrenti crisi di identità artistica. Rosalind Krauss ha sottolineato come, soprattutto negli anni settanta, anni dominati “dall’onnipresenza della fotografia come modalità di rappresentazione”, il medium fotografico sia stato utilizzato da numerosi artisti per tutti quei lavori che avevano necessità di un supplemento documentario. Il problema era però che il pubblico finiva per fruire l’opera soprattutto attraverso le fotografie. Per questo molti artisti della Land Art decisero di scattare personalmente le immagini dei propri lavori, alimentando la confusione tra fotografi artisti e artisti fotografi, o di ricorrere a fotografi non solo specializzati, ma anche dotati di una precisa sensibilità. Ad ogni modo durante l'estate scorsa, mentre stavo effettuando una "camminata fotografica" nel lago di Bolsena, nell'acqua bassa, mi sono reso conto che il mio passaggio sollevava nuvole di finissimo limo, abbastanza persistenti - ma in rapida evoluzione - che decisi di fotografare proprio pensando all'opera di Long. Dopo alcuni secondi, il limo inizia a depositarsi e della "nuvola" resta a malapena una labile traccia. Tuttavia, è la mia riflessione, in qualche modo il lago non è più lo stesso, almeno in quel punto. Lo spostamento delle particelle di limo è definitivo. In effetti, il limo si sposta di continuo, ma in questo caso la "responsabilità" era mia. Questo mi ha fatto pensare che quelle foto rendevano - come "A line" - l'idea stessa dell'impatto che le attività umane, anche innocenti, comportano verso l'ambiente. Le nuvole, poi, sono anche un simbolo dei mutamenti climatici in atto su questo pianeta. Allora ho iniziato a creare delle nuvole e a fotografarle, lavorando alla mia - effimera - opera di Land Art fotografica. Prelevando sabbia e limo dal fondale e gettando queste "palle" sulla superficie (un po' come amavo fare da bambino quando andavo al mare) si creano forme affascinanti, simili alla scia fumosa di un meteorite (quello che molti invocano per metter fine alle nefandezze umane) o a una strana nube temporalesca, scura e incombente, attraversata a volte da sottili raggi di sole diffusi dall'acqua. E' nato così il progetto "Clouds Made By Walking (in water)". E' nato così questo progetto, che probabilmente mi porterà altrove, verso altri corsi d'acqua o laghi, verso altre "verifiche" e installazioni effimere, poi - chissà - alla creazione di un libro. Per ora ho pensato di selezionare alcune foto per una piccola "zine" cartacea a tiratura limitata, che sarà disponibile durante gli eventi a cui parteciperò, e per una "eZine" digitale gratuita che, se lo desideri, puoi scaricare dal sito PayHip o anche dal link qui sotto. Oppure sfogliare virtualmente su ISSUU.
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