Imitare o addirittura copiare le foto – e le tecniche – impiegate dai grandi autori è un esercizio preziosissimo se li si vuol comprendere davvero. Ovviamente, si tratta di un’attività didattica, ma nulla vieta che, sperimentando sull’imitazione, non si scoprano tecniche che ci torneranno utili successivamente, in modo più consapevole. Per questo, sebbene sia un amante dell'analogico e i trucchetti digitali non mi piacciano molto, ti propongo - come esercizio - di prendere una tua fotografia e di trasformarla in una fotografia di gusto pittorialista. Non è necessario che il tema della foto sia legato ai gusti ottocenteschi: la fotografia può anche essere moderna nel contenuto, a noi interessa la forma. Quali sono le principali caratteristiche (medie) di una foto pittorialista? Potrai scoprirle da solo, ma in linea generale ce ne sono alcune evidenti: il basso contrasto, a volte un leggero sfocato, la diffusione delle alteluci, la vignettatura e spesso il viraggio, o seppia (selenio) o al platino, oro o altri materiali nobili, che prolungavano la durata delle stampe. Il più delle volte noterai che le stampe hanno tonalità sul seppia e, meno frequentemente, azzurre-ciano, comunque fredde, magari accompagnate da un colore di fondo (della carta) giallognolo: il cosiddetto “split toning” serve appunto a imitare questa caratteristica.Le stampe presentavano in genere una certa vignettatura, una tecnica classica della fotografia in generale, di quella in bianco e nero in particolare (la usava a volte anche Ansel Adams, per dire). Ma non è un difetto? Se non è voluta, sicuramente si, ma quando introdotta ad arte nell’immagine serve a concentrare ancor più l’attenzione sulla scena, a creare una sorta di leggera cornice intorno al soggetto. Proprio perché molto amata dai pittoralisti (che a volte però se la ritrovavano sulle foto perché gli obiettivi dell’epoca avevano una naturale caduta di luce – e qualità – ai bordi) la vignettatura è utile se si vuol creare un’atmosfera “vintage”. Ti ricordo che la vignettatura può anche essere chiara, sfumando verso il bianco: era molto utilizzata nei ritratti, ad esempio. Con Lightroom e gli altri software è facilissimo aggiungere una vignettatura, In pratica si crea una selezione ovale, si inverte e si sfuma la selezione, e infine si scurisce leggermente. In LR esiste un comando apposito per creare la selezione. A sinistra vedi la foto originale e a destra la selezione ovale già con l’iscurimento applicato. Interessante notare che aggiungendo la vignettatura anche la parte che non viene toccata dalla regolazione della luminosità sembrerà leggermente più scura. In caso è possibile invertire la selezione e schiarire solo questa parte. Il risultato finale può piacere o meno, però indubbiamente dirige con più forza lo sguardo verso le tre cascate sullo sfondo, che rappresentano il vero soggetto della fotografia.Aggiungendo un viraggio color seppia, in breve si avrebbe una fotografia dai forti connotati “pittorialisti”, che potrebbero essere accentuati diffondendo un po’ le alteluci. In questo caso mi sono limitato ad aggiungere un tono seppia e a ridurne la saturazione per renderlo visibile ma non preponderante, ad abbassare il contrasto (le foto pittorialiste erano quasi sempre poco contrastate) e ad aggiungere un po’ di “gamma” per ristabilire un certo equilibrio all’insieme. Sebbene scattata con una mirrorless digitale APS-C, la foto potrebbe tranquillamente provenire da qualche atelier pittorialista della seconda metà del XIX secolo, non trovi? Ovviamente si tratta di un semplice “gioco” o esercizio, ma ti consiglio di prendere una tua foto e di farlo anche tu, anche per entrare in “empatia” con i fotografi di quell’epoca pioneristica e romantica. E anche per farti venire la voglia - magari - di scattare delle foto analogiche che portino a simili risultati! Volendo è anche possibile aggiungere la texture di una qualche carta debitamente antica e magari un bordo che richiami la pellicola. Vediamo insieme come fare. Avrai bisogno di alcune textures. Le puoi trovare online, da scaricare gratuitamente, ma è molto meglio se le realizzi da te, effettuando la scansione o rifotografando carte da acquarello, vecchi fogli ingialliti e così via. Io, ad esempio, ho una cartella con carte e bordi adatti a questo utilizzo. Se l’argomento ti attira, puoi creartene una anche tu. Nello screenshot qui sotto vedi un dettaglio della mia “collezione”. Ho scansito foto Polaroid venute male (dunque senza foto), le pagine ingiallite e macchiate all’inizio o alla fine dei vecchi libri, cartoni ondulati, carte da disegno di vario genere, e così via. Qualsiasi cosa su cui mettevo le mani. E anche vecchie pellicole graffiate, o bordi di qualsiasi genere. Puoi anche realizzare da te una carta “invecchiata” come CART (19) e (20) nello screenshot: ti basta prendere un foglio di carta da acquarello robusta, immergerlo in acqua poi, eliminato l’eccesso di liquido, stenderlo su una superficie piana (meglio un vetro) e lasciar cadere sulla superficie pochi grani di caffè solubile. Fai in modo che i grani siano sottili, tipo sabbia, ti basta schiacciarli tra le dita. Lascia asciugare il tutto ed è fatta. Una volta che avrai la tua texture, ti servirà la foto adatta. L’ideale, come detto, sarebbe farla appositamente, ad esempio ricorrendo a un obiettivo “vintage” di scarsa qualità, in modo che certi “difetti” siano presenti nella foto sin dall’inizio, ma non è indispensabile. Per questo esempio ho scelto una foto molto “romantica”: un faggio “bucato” immerso nella nebbia. Nel tutorial qui sotto ti mostro come elaborare la foto per ottenere un risultato pittorialista. Molti software consentono di lavorare con i livelli. La metodologia illustrata qui in ON1 Photo RAW si ritrova identica in Photoshop e numerosi altri software di postproduzione. Ed ecco qui sotto la foto trasformata completamente, quasi l’avessimo trovata in cantina tra le gli impicci del nostro bisnonno. Rovinata, graffiata, con distacchi della superficie sensibile ma ancora leggibile. Intrigante, non trovi? C’è tutto un proliferare di questo tipo di fotografie, specialmente online, ma considera una cosa: non è la tecnica a essere “creativa” oppure “giusta” o “sbagliata”, è l’uso che se ne fa.
Se dietro una fotografia neopittorialista o postprodotta c’è un’idea forte, ad esempio la voglia di raccontare il passato riproducendone i simboli, tutto è legittimo e accettabile. Se invece l’applicazione di queste tecniche è fine a se stessa e serve solo ad attirare l’attenzione, allora di certo i risultati saranno stucchevoli. Sta a te decidere.
0 Commenti
|
|