Oramai quasi cinque anni fa avveniva il tragico terremoto che ha sconvolto buona parte dell'Italia centrale, distruggendo alcuni dei borghi più belli che io ricordassi, e cambiando per sempre la vita a migliaia di persone. Sono zone di una bellezza disarmante e da appassionato di montagna le ho frequentate a lungo, riportando a casa ricordi che resteranno indelebili: i monti della Laga con la Valle delle Cento Fonti, il monte Gorzano, la cascata delle Barche; i Sibillini con le loro gole fluviali e gli eremi dispersi tra boschi e pareti rocciose, il lago di Pilato, la vetta maestosa del Vettore dove con gli amici beccammo un temporale da ricordare. er fortuna questi ambienti naturali non sono cambiati, ma per accedervi occorre comunque passare per quei paesini, un tempo deliziosi, che oggi sono ridotti a cumuli di macerie. Anzi, oramai non ci sono nemmeno quelle: c'è solo un senso di vuoto. Riguardando le vecchie foto di Amatrice o di Arquata del Tronto mi si stringe il cuore. Eppure il ruolo della fotografia è anche questo, serbare memoria. Ma a volte più che le foto realizzate per essere opere più o meno creative, è utile - per fare un esercizio di memoria - la fredda fotografia tecnica, come quella satellitare. Questa sopra è un'immagine di Amatrice presa da Google Maps, e molto aggiornata. I nomi dei negozi, del museo, dei luoghi significativi son rimasti quelli di prima e suonano addirittura ironici: il "temporaneamente chiuso" dell'era Covid diventa davvero insopportabile quando si sovrappone a un vuoto calcinato di macerie. Amatrice era uno dei miei borghi montani preferiti. Avevo realizzato ben due servizi fotografici sul paese, per le riviste "Plein Air" e "I Viaggi di Repubblica", parecchi anni fa. Con l'occasione, avevo esplorato tutto il borgo ed effettuato lunghe escursioni nei dintorni. Difficile non innamorarsene. E vedere ora questa distruzione è davvero doloroso. Soprattutto se ripenso al borgo di allora. Mi sono accorto che se Maps ha aggiornato le riprese satellitari, non l'ha fatto con "Street View": le viste delle strade risalgono invece al 2011, dieci anni fa. Corso Umberto è la strada centrale di Amatrice, lo vedi bene nella foto sopra, con i suoi negozi fatti oramai di nulla. Ma se prendi il "pupazzetto" di Street View e lo butti lì, in mezzo alle macerie, ecco che torna il borgo di allora, con le persone, le auto parcheggiate, la banca, la vita quotidiana... Spero che per tanto tempo ancora Google non aggiorni queste immagini - dubito che lo farà, data la situazione - perché di rado mi è sembrata così potente la capacità della fotografia di incarnarsi come memoria, di essere autentico viaggio nel tempo, nella memoria, nel ricordo, anche nella malinconia.
Il tempo passa, non sempre invano, ma di certo ci cambia. E pur se si tratta di foto fatte solo per scopi informativi, mi commuovono più di un meraviglioso scatto di Koudelka o Bresson...
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