MARCO SCATAGLINI
  • Home
  • EGO
    • CONTATTI
  • LIBRI
    • UN PASSO DOPO L'ALTRO
    • Non ci sono più i fotografi di una volta
  • EBOOK
  • UNA MOMENTANEA ETERNITA'
  • EFFEVENTIDUE blog
  • KELIDON blog
  • GALLERIE
  • VIDEO

Trovare un'identità

6/12/2020

2 Commenti

 
Se mi chiedessero se mi considero un fotografo digitale o analogico – domanda posta ai fotografi di frequente, più di quanto si creda normalmente – direi senza alcun dubbio di essere diventato quel che sono (nel bene e nel male) grazie al digitale. Sicuramente - quindi - sono un fotografo digitale, sebbene sia nato e cresciuto in epoca analogica e ancora armeggi con pellicole e bagni di sviluppo.

Ricorro spesso all’analogico, l’ho utilizzato per il mio progetto “Una Momentanea Eternità”, e debbo dire che mi appassiona moltissimo.

Ma ho le mie idee in merito al ricorso alla fotografia analogica o meglio – nel mio caso – ibrida, visto che poi non stampo quasi mai i negativi in Camera Oscura ma li inserisco in un flusso digitale.
​
Diciamo che credo esistano due tipologie fondamentali di fotografi, anche se le generalizzazioni e categorizzazioni non mi piacciono molto. Ma è per capirci.
Foto
Ci sono i fotografi digitali duri e puri, che guardano all’analogico come a una cosa morta e sepolta, anacronistica e incomprensibile, date le potenzialità infinite che il digitale ci mette a disposizione. Perché trascorrere una giornata in camera Oscura quando in dieci minuti ottieni lo stesso risultato (a volte migliore) grazie a un computer? E per di più non inquini e non spendi soldi in carta da stampa alla gelatina d’argento e chimici puzzolenti. Molti di loro hanno anche provato a scattare delle foto in analogico, tanto per non essere tacciati di incompetenza, ma non sono rimasti fulminati sulla via di Damasco e continuano a preferire i pixel ai grandi d’argento.
​
Poi ci sono i fotografi dall’altra parte della barricata (con scarse possibilità di vittoria e anzi costretti in difesa, va detto): usano solo e soltanto l’analogico, rigorosamente passando per la Camera Oscura e mostrano orgogliosi le loro stampe appena emerse dal fissaggio in fotografie fatte in digitale. D’altra parte pensano che il digitale sia utile solo per questo, a condividere i loro lavori analogici online e sui Social. Spesso, a questo scopo, ricorrono a uno smartphone, perché acquistare una fotocamera digitale gli sembra uno spreco. Con lo stesso esborso economico puoi portarti a casa una Nikon F2, vuoi mettere? Discorrono sui forum della qualità di pellicole e sviluppi, di obiettivi vintage e fotocamere di nobilissimo lignaggio, arrivando alla non sorprendente conclusione che con una Hasselblad 500, un Leica M, una Mamiya RB67 – con i rispettivi obiettivi – si abbiano risultati pari (secondo loro anche migliori) a quelli ottenibili in digitale. In effetti, una stampa in grande formato ottenuta in camera oscura da un negativo realizzato con una simile fotocamera o una stampa inkjet ottenuta da un file realizzato – che so - con una Canon EOS 5D sono spesso indistinguibili. Vorrei vedere.
Foto
A questa contrapposizione non ho mai partecipato. Anche i più grandi fotografi che ammiro e studio, e che lavorano esclusivamente in analogico, come Jodice o Kenna, hanno sempre dichiarato di non avere nulla contro il digitale, anzi: semplicemente si trovano meglio a lavorare con l’analogico.

La foto finale è quel che conta, in fondo, non come la si è ottenuta. E basta guardare molti lavori di Salgado, in cui si uniscono foto analogiche e digitali (come nel progetto “Genesis”), per capire che la differenza, se c’è, è del tutto ininfluente.
​
Bene, ma questo in generale. Per quanto mi riguarda, da fotografo convintamente digitale, trovo che abbia senso il ricorso all’analogico solo se ti dà qualcosa in più o di diverso dallo scatto fatto di pixel. E ce ne sono di cose possibili e interessanti su pellicola e impossibili o inaccettabili su digitale!
Foto
Le fotografie stenopeiche, ad esempio, che vengono davvero bene solo su pellicola o carta fotografica: si possono fare anche in digitale, ovviamente, ma non c’è confronto, con poche eccezioni. Tra l’altro solo in analogico puoi fare quelle anamorfiche o anche le solargrafie (ne parlo nel mio ultimo libro, dedicato alla fotografia stenopeica).

Poi c’è la possibilità di ricorrere a vecchie fotocamere vintage di qualità relativa (le cosiddette “Toy Cameras”) secondo la filosofia del “Lo-Fi” (Low Fidelity, bassa fedeltà), e ottenere così foto che possono essere solo imitate in digitale, con risultati comunque inferiori.

E di esempi ce ne potrebbero essere molti altri. Ma il punto è che a me interessa l’analogico – e lo uso frequentemente – solo se “si vede” che la foto è analogica, vuoi per la resa particolare, vuoi per i maltrattamenti che la pellicola può subire.
Mi diverte molto (e dunque lo faccio spesso) mettere appositamente assieme tutti gli errori di sviluppo che gli amanti dell’analogico puro aborrono: utilizzo bagni per lo sviluppo della carta per le pellicole, allo scopo di ottenere un maggior contrasto e soprattutto più grana, non seguo gli schemi per l’agitazione, spesso nemmeno quelli della temperatura.
​
D’altra parte rispettando tutte le regole si ottengono negativi buoni che poi, una volta digitalizzati e “sviluppati” digitalmente insieme a quelli scattati con la fotocamera digitale, faccio fatica a distinguere! Davvero, le foto risultano quasi identiche, solo ingrandendo il file al 100% si vedeva la tipica grana analogica. Tutta quella fatica per dover trovare la differenza con la lente d’ingrandimento? Non fa per me.
Foto
Come dico sempre, abbiamo una tecnologia economica e comodissima per fare foto perfette: è per l’imperfezione che il digitale davvero non va bene. E a me l’imperfezione piace maledettamente, se è quella “giusta”, cosa oltretutto non facile da conseguire.
​
Col digitale puoi fare qualsiasi cosa, ma devi farla tu, e questo significa che difficilmente il caso ci mette lo zampino. Ma carica una pellicola in una fotocamera improbabile, che nemmeno si capisce bene che tempi di scatto utilizzi e che diaframmi possieda, poi sviluppa il tutto in una brodaglia inguardabile e vedi che viene fuori. Sorprendentemente solo di rado debbo buttare tutto. A volte le macchie, la grana “a palla”, i contrasti strani, i light leaks concorrono a dare alla foto quel qualcosa che nessuna fotocamera digitale saprebbe dargli.

Non dico che questo sia il modo “giusto” di usare l’analogico (anzi, riconosco che è sbagliato!): dico solo che è il mio. Rappresenta una delle possibilità. La sperimentazione, sembrerà strano dirlo, è possibile più con la pellicola che con il digitale, che pure permette di fare “tutto”. Ma sono i limiti e le costrizioni a dare via libera alla fantasia e alla creatività…
2 Commenti

      Iscriviti alla mia newsletter!

    Iscriviti!

    View my profile on LinkedIn
    Foto


    ​Il mio nuovo libro fotografico

    Foto
    Clicca sulla copertina per saperne di più

    Tweet di @kelidonphoto


    ​Autore

    Sono un fotografo e un autore di saggi sulla fotografia (e non solo). Per oltre 15 anni ho collaborato con le più importanti riviste di viaggi e turismo, pubblicando oltre 200 reportage. Oggi mi occupo di fotografia creativa, alternativa e irregolare, sia analogica che digitale, e sono un ricercatore di “cose interessanti” da raccontare, soprattutto nel campo della fotografia, dei luoghi, della natura e dei paesaggi, anche grazie alle tecniche dello Storytelling.


    ​Archivi

    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020

    Categorie

    Tutto
    Adams
    Aloni
    Altrafotografia
    America Usa
    Analogico
    Ando Gilardi
    Ansel Adams
    Archiviazione
    Archivio
    Armine
    Armine Harutyunyan
    Arte
    Attività
    Attrezzatura
    Autore
    Autori
    Autorialità
    Avventure
    Bianchi
    Bianco E Nero
    Campbell
    Cataratta
    Cerchio
    Cerchio Di Illuminazione
    Cinema
    Commercio
    Considerazioni
    Consigli
    Contrasto
    Corso
    Corso SEP
    Costo
    Creatività
    Creatività
    Crescita
    Cucina
    Cucinare
    Cultura
    Didascalie
    Diffuso
    Digitale
    DIY
    Durata
    Editing
    Eliot Porter
    Esercizio
    Esperienza
    Esperienze+
    Esperimenti
    Esposizione
    Estate
    Faidate
    Fisheye
    Formato Circolare
    Foro Stenopeico
    Fotocamera
    Fotocamere
    Fotografare
    Fotografare BN
    Fotografia
    Fotografo
    Ghirri
    Grande Formato
    Hackeraggio
    Idee
    Indefinito
    Infarosso
    Jodice
    Kelidon
    Kenna
    Lago Di Bolsena
    Landscape
    Letteratura
    Libri
    Linguaggio
    Lockdown
    Luci
    Manuale
    Marco Scataglini
    Moda
    Modelle
    Monet
    Narrazione
    Neri
    Obiettivi
    Obsolescenza
    Offerta
    Ombre
    ON1
    Paesaggi
    Paesaggi Intimi
    Paesaggio
    Pandemia
    Pensaescatta
    Photoshop
    Pinhole
    Pittoralisti
    Pittorialismo
    Pittura
    Poesia
    Post
    Pro
    Professionismo
    Professionisti
    Progetti
    Prove
    Racconto
    Reflex Mania
    Regali
    Ricette
    Ricordi
    Riflessione
    Riflessioni
    Risparmiare
    Robert Adams
    Saggi
    Scanner
    Scanography
    Schiffer
    Serie
    Soffuso
    Spendere
    Spunti
    Stenopeica
    Stenopeico
    Storia
    Teatro
    Tecnica
    Tempo
    Textures
    Toni Medi
    Tutorial
    Vendita

Copyright Marco Scataglini © 2020
  • Home
  • EGO
    • CONTATTI
  • LIBRI
    • UN PASSO DOPO L'ALTRO
    • Non ci sono più i fotografi di una volta
  • EBOOK
  • UNA MOMENTANEA ETERNITA'
  • EFFEVENTIDUE blog
  • KELIDON blog
  • GALLERIE
  • VIDEO