Quando si parla di editing, specialmente di un libro, si pone una particolare enfasi su due foto: quella di apertura, che deve indurre lo spettatore a "entrare" nella serie, e quella di chiusura che - in teoria - deve lasciare un indelebile ricordo (si fa per dire) delle foto appena viste. Perciò immagina con quanta ansia un fotografo si avvicina alla scelta di queste due foto che possono determinare se non il successo, almeno la piena riuscita di un lungo lavoro! Per il mio progetto "FOTO|SINTESI" la scelta è stata particolarmente difficile, soprattutto per la foto di chiusura. Alla fine ho deciso, optando per una foto che i più - sicuramente - considereranno confusa e magari poco significativa. Un bel rischio lasciare un simile ricordo in chi avrà sfogliato tutto il libro. Il fatto è che in questo caso ha prevalso l'aspetto diciamo "intellettuale" - ma in verità sentimentale - rispetto a quello meramente iconografico. Infatti, mi piaceva troppo l'idea di chiudere il libro con una foto scattata utilizzando una foglia come "obiettivo", dunque guardando il bosco dal punto di vista dell'albero... Ovviamente parliamo di un foro stenopeico naturale, quello che qualche insetto ha creato sulle foglie cadute nel sottobosco. Ho faticato non poco a trovare la foglia giusta: a volte il foro era troppo grande, a volte troppo irregolare. Infine, ai piedi di un grande e annoso Bagolaro (Celtis australis) ho incontrato il mio "obiettivo". Un albero come questo ne ha "viste" di cose! le sue foglie debbono saper raccontare storie niente male. Avevo già predisposto il meccanismo per utilizzare la foglia "giusta", fissando a un tappo della fotocamera (una Olympus Micro4/3), opportunamente forato, un telaietto per diapositive apribile, di quelli con i vetrini. All'interno ho collocato al centro la mia foglia bucata e tutt'intorno altre foglie per evitare infiltrazioni di luce. Sorpresa: l'insieme funziona! Certo, il "pinhole" è impreciso e decisamente ampio per la lunghezza focale della piccola mirrorless, ma alla fine si ottengono immagini poco nitide ma evocative. Le foglie secche non sono del tutto impermeabili alla luce e colorano dunque l'immagine nei toni dell'ocra e di un po' di verde residuale, come si vede nella foto sopra, quella prescelta per chiudere appunto il libro.
A me sembra una foto "primordiale", in cui non conta tanto quel che si vede, quanto quel che si percepisce, quasi come la nota fotografia di Niepce, la prima ufficialmente riconosciuta, realizzata dalla finestra del suo studio. Ho davvero avuto l'impressione di guardare con gli occhi dell'albero: secondo i botanici le piante hanno una sorta di senso della "vista", sebbene ben diverso da quello degli animali. Diciamo che sanno orientarsi nello spazio inseguendo la luce - o fuggendola, come nelle specie "sciafile" o come nelle radici - e dunque questa foto suggerisce appunto una modalità visiva poco sviluppata ma legata alla luce, e alla magia di quel fenomeno da cui tutti dipendiamo per vivere, chiamato appunto fotosintesi... Trovi tutte le informazioni sul mio progetto e sul libro nell'apposita pagina di questo sito.
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